Come nasce un Arco!
Prima parte: dal bosco alla doga…
Per molto tempo ho creduto che la costruzione di un arco fosse come una attività magica, riservata ad uomini che avevano in Se una capacità superiore di interpretazione della materia e una abilità manuale eccezionale.
Quindi non avendo in me queste caratteristiche non ho mai affrontato la cosa in maniera approfondita, mi sono semplicemente limitato a comprare archi da uomini che consideravo una specie di semi-dei e ad osservare il loro lavoro convinto che essi possedessero un dono speciale.
Per fortuna la mia cultura sull’arceria antica si è ampliata ed ho iniziato a comprendere cosa facevano i nostri antenati e quali mezzi avessero a disposizione per realizzare i loro manufatti.
Successivamente il ritrovamento di Ötzi e del suo arco, costruito 5300 anni fa, mi ha dato molto sui cui riflettere, se gli uomini del neolitico costruivano già archi in legno con una accuratezza e una tecnologia che ancora oggi non è possibile superare allora forse potevo farlo anch’io!
Da qui la realizzazione del sogno: tirare frecce con arco costruito con le mie mani da un unico pezzo di legno!
Tanti anni sono passati da quella rivelazione e alcuni archi più o meno efficienti sono usciti dal mio laboratorio, ovviamente sono passato come tutti i costruttori attraverso una serie di insuccessi che avrebbe scoraggiato molti, ma che in me (il testadura) ha invece rafforzato la volontà di capire come si fa…
Grazie ad alcuni pezzi di legno che si sono prestati come volontari per un arco rotto ho maturato una discreta esperienza e sopratutto l’amore e la dedizione necessari per la trasformazione di un tronco o di un ramo in un arco funzionante.
Quando si prende in mano un pezzo di legno sia esso una doga preformata, un ramo o una tavola non si ha nessuna garanzia che da lì ci possa uscire un arco, l’arcaio può solo cercare di interpretare il legno e vederci dentro un arco, ma cosa succederà da lì alla centesima freccia che scoccherà non è prevedibile in quanto la costruzione è tutto fuori che una scienza esatta.
Ci sono moltissimi fattori che influenzano la costruzione di un arco, il tipo di legno, dov’è cresciuta la pianta, quanta acqua e luce ha avuto a disposizione, il periodo di taglio, la stagionatura, l’abilità nello scegliere dove e come costruire l’arco e sopratutto la mancanza di aspettative e di fretta.
Dopo questo lungo preambolo che vuole portarvi nel mondo mistico dell’arcaio passo ad illustrarvi come fattivamente nasce un arco.
Fase 1: la raccolta del legno.
La mia filosofia attuale sulla costruzione dell’arco prevede che costruisca oggetti che siano il più possibile vicini a quelli che costruivano i nostri antenati, ovviamente loro non disponevano di tutte le facilitazioni di cui dispongo io, ma non è colpa mia se loro sono nati prima di me!
Ho scelto quindi di costruire solo con legni locali raccolti da me nei giorni più indicati per il taglio perché voglio onorare ogni albero che taglio e avere una relazione speciale con ognuno di loro.
Successivamente al taglio realizzo, mediante spaccatura con i cunei, le doghe che serviranno alla realizzazione dei singoli archi.
Fase 2: la stagionatura
Una volta pronte, le doghe vanno ricoverate in piedi in un posto asciutto e li rimangono per il tempo necessario alla loro ascuigatura, a seconda dei legni il tempo di stagionatura può variare dai 6 mesi del frassino e del nocciolo ai 3 anni del carpino nero e del rovere.
Una volta che l’umidità del legno è coerente con il processo di lavorazione, posso iniziare a mettere le mani sul nostro pezzo di legno.
Fase 3 : la scortecciatura e il dorso
La prima lavorazione è la rimozione della corteccia o scortecciatura.
Questa viene eseguita principalmente con un coltello a due mani e richiede una buona dose di sudore e attenzione, perché in alcuni legni, come il nocciolo, o sulla lavorazione di rami non troppo grossi il dorso dell’arco è già il primo anello annuale che si incontra sotto la corteccia.
Il dorso dell’arco negli archi di legno è costituito da un unico anello di crescita e percorre tutta la lunghezza dell’arco, quindi la rimozione della corteccia deve essere effettuata con grande perizia e pazienza.
Ovviamente sui legni dove si rimuove la gran parte del legno giovane, l’alburno, non è necessario porre troppa attenzione alla rimozione della corteccia, ma per la ricerca e l’inseguimento dell’anello che costituirà la parte esterna dell’arco occorre un lavoro di alta precisione e sensibilità.
Nel prossimo articolo vi mostrerò come individuare un arco nella doga, la correzione degli avvitamenti naturali del legno e la realizzazione dello sbozzo dell’arco.
“Che l’amore sostenga sempre le vostre azioni”
Stefano
Grande Stefano,aspetto con ansia e tanta curiosità la prossima puntata.a presto massimo.